IL CRISTIANO LAVORATORE IN TEMPO DI COVID – Festa Diocesana di S. Giuseppe a distanza

Sabato 13 Marzo si è svolto in videoconferenza un interessante e partecipato incontro con il dott. Raimondo Pascale. Analizzati i gravi problemi del mondo del lavoro che in tanti ci troviamo a fronteggiare e di cui noi cattolici proponiamo una condivisione alla luce della Speranza.

Si è svolta Sabato 13 Marzo 2021, su piattaforma telematica, la Festa di S. Giuseppe organizzata dal MLAC di Chieti-Vasto. Dopo i saluti di Daniele Mitrangolo, Segretario Diocesano MLAC e l’introduzione dell’Assistente don Gianfranco Travaglini, abbiamo condiviso una profonda preghiera dell’Arcivescovo Mons. Bruno Forte con la quale si è ringraziato e invocato S. Giuseppe per la sua spiritualità di padre e di lavoratore e abbiamo letto un brano della “Patris Corde” in cui si ricorda che Gesù dal padre ha imparato il valore, la dignità e la gioia di ciò che significa mangiare il pane frutto del proprio lavoro. Dunque come si potrebbe parlare della dignità umana senza che tutti e ciascuno abbiano la possibilità di un degno sostentamento?

Il dottor Raimondo Pascale (responsabile della programmazione e tutela sociale della Regione Abruzzo) ha quindi aperto l’incontro soffermandosi con competenza, chiarezza e passione sui vari aspetti attuali del mondo del lavoro a livello globale e territoriale. Ci ha fatto riflettere su problemi e difficoltà che hanno aggravato una situazione generale in cui la globalizzazione stava riducendo le possibilità occupazionali soprattutto per giovani e donne. La pandemia sta creando maggiori disparità sociali e nuove povertà e chiama governi, istituzioni locali, imprenditori, associazioni di categoria, sindacati e anche noi cattolici come Chiesa e come movimenti ad impegnarci con sinergia per reagire, superando logiche sovraniste e corporativistiche. Nessuno si può salvare da solo. Dobbiamo insieme trovare (facendoci guidare dal magistero di Papa Francesco) una direzione valida dal punto di vista culturale, scientifico ed operativo per il futuro del nostro pianeta, componendo quei temi che spesso vengono presentati in maniera conflittuale: sviluppo contro sostenibilità, crisi ambientale contro crisi sociale, dimensione globale contro quella locale. Tutto è connesso significa che tutto è in relazione. Successivamente il dott. Pascale ha coordinato gli interventi che si sono succeduti toccando le tematiche più ricorrenti inerenti i giovani, le donne, gli anziani, i bambini e i ragazzi, il ruolo delle Parrocchie e delle Diocesi, i temi del prossimo congresso MLAC e della settimana sociale di Taranto. Andando oltre la fase pandemica, in cui ancora siamo immersi, possiamo prevedere un lavoro del futuro in molti settori rilevanti della cosiddetta transizione ecologica, dei servizi ai malati e più in generale alle persone, della cultura e del turismo, della logistica, dell’intelligenza artificiale del lavoro a distanza. Bisogna stare attenti però al rischio di nuove forme di alienazione, di sovrapposizione “dura” fra tempi di lavoro e di vita, di maggiore controllo sulle vite delle persone e, soprattutto, di riduzione delle relazioni interpersonali, facendo venir meno quel dato associativo che è alla base della collaborazione e dell’organizzazione sindacale, sociale e politica. Dobbiamo essere sentinelle e artigiani per tutelare e promuove la dignità dell’essere umano. Come cambierà il lavoro nei prossimi anni, non è dato ancora sapere, ma come cittadini, come cristiani impegnati per il Bene comune, il nostro obiettivo dovrà essere quello di preservare il significato più profondo del lavoro: quello di rendere ognuno protagonista della prosecuzione di un progetto creativo divino che include ogni donna e ogni uomo.

Dunque – benché a distanza e senza la possibilità di arricchenti e irrinunciabili contatti umani – Sabato 13 Marzo abbiamo cordialmente e sobriamente festeggiato, come sarebbe piaciuto a S. Giuseppe, silenziosamente, il “sì” attuato nella storia, come il “sì” di tanti lavoratori che in questo anno sono stati al proprio posto silenziosamente e lavorando hanno curato i malati, educato i bambini e i ragazzi e svolto i vari mestieri per “far girare“ i nostri paesi, le nostre regioni e mantenuta accesa la fiamma della Speranza per l’Italia intera.

 Giuseppe Scutti e Nicolino Rossi