L’Ascensione e la prossimità del Risorto

L’ASCENSIONE E LA PROSSIMITÀ DEL RISORTO
Dire che qualcuno “ascende” solitamente significa che ha fatto “carriera”, e magari tra invidie e gelosie, gli si fanno pure gli auguri e i complimenti.
Ma è ovviamente in un altro senso che dobbiamo pensare che Gesù “ascende”: Lui non ha bisogno di fare carriera perché, anche se nascosta dalla sua umanità, è sempre stato uguale a Dio.
Ma con l’Ascensione lui accoglie la definitiva glorificazione del Padre e siede per sempre alla destra del Padre, nei Cieli, dopo aver compiuto la sua missione.
Con la festa di oggi, giunge a pienezza non solo la missione di Gesù nel mondo, ma anche la nostra dignità di figli di Dio, perché il Primo dei risorti ci apre la Dimora eterna del Cielo, per il semplice fatto di credere in Lui.
Ma come può essere motivo di festa un evento che produce un’assenza?
Per il semplice fatto che questa assenza è colmata dalla TESTIMONIANZA (Cfr At,1,8) e dall’INSEGNAMENTO dei discepoli, che sarà però sempre accompagnata dalla prossimità del Risorto che ha detto “Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).
Come diceva Chiara Lubich: “Se viviamo quanto lui comanda, specialmente il suo comandamento nuovo, possiamo sperimentare questa sua presenza anche fuori delle chiese, in mezzo alla gente, nei posti in cui essa vive, ovunque. Quello che ci è chiesto è quell’amore vicendevole, di servizio, di comprensione, di partecipazione ai dolori, alle ansie e alle gioie dei nostri fratelli; quell’amore che tutto copre, che tutto perdona, tipico del cristianesimo. Viviamo così, perché tutti abbiano la possibilità di incontrarsi con Lui già su questa terra”.

don Stefano