Il lavoro che sarà

È recentemente comparsa, sulla newsletter del Movimento Lavoratori del 4 maggio scorso (https://mlac.azionecattolica.it/sites/default/files/newsletter_maggio_04_2020.pdf), la testimonianza del nuovo assistente MLAC dell’Arcidiocesi di Chieti – Vasto, don Gianfranco Travaglini, parroco della concattedrale di San Giuseppe in Vasto. Partendo da un incontro in sacrestia, durante il quale gli veniva esposta la situazione di un giovane con un disturbo psichico, don Gianfranco racconta la nascita delle cooperative sociali che gestisce, che gli hanno permesso di dare una risposta concreta a ragazzi con queste problematiche. Imbrigliato tra le pratiche burocratiche che rubano tempo e risorse, si chiede cosa c’entri Gesù e dove sia l’annuncio del Vangelo in tutto ciò. Poi la nomina ad assistente MLAC, la pandemia, la quarantena. Lo spunto più interessante don Gianfranco lo lascia al termine della sua testimonianza: quando tutto sarà finito, quali sfide ci attendono sul fronte del lavoro? Come sarà possibile sostenere i lavoratori della nostra chiesa diocesana? Una prima risposta la fornisce nelle stesse righe, supportato anche dalle parole che il Santo Padre quotidianamente offre come spunto di riflessione: rimettere al centro l’uomo, ripartire dalla persona per restituire dignità al lavoro, puntare all’autenticità delle relazioni. Che in parole spicciole vorrà dire ripensare i cardini sui quali girava l’economia prima della quarantena, sistema già fatalmente inceppato da più di un decennio. Vorrà dire ripensare l’organizzazione del lavoro per consentire a tutti di poter trovare un’occupazione, vorrà dire studiare quella forma di finanziamento che consentirà alle piccole medie imprese di mantenere i posti di lavoro, vorrà dire ripensare il sistema di smart working per consentire alle donne di affermarsi professionalmente senza dover rinunciare ad essere madri, vorrà dire produrre leggi che proteggano tutte le categorie di lavoratori, molte delle quali abbiamo scoperto essere escluse da ogni forma di tutela proprio grazie alla pandemia. Le riflessioni sarebbero tante e non si possono racchiudere in poche righe. Per questo l’Azione cattolica ha chiesto, insieme ad altre Associazioni, di essere interpellata per poter dare il proprio contributo quando si parlerà di ripartire, di riprogettare. In sostanza vorrà dire prendere per mano gli ultimi per camminare insieme, per non essere sempre e solo costretti, come Chiesa, ad erogare servizi di mera assistenza che talvolta mortificano l’uomo. Don Gianfranco ha lasciato intendere di essere già pronto, e con lui è pronta tutta l’Ac.