Il mistero dell’Eucaristia non evoca orizzonti sbiaditi e spenti ma l’incontro capace di saziare la nostra sete di infinito. Per tanti l’Eucaristia è diventata una “cosa” più che una “comunione”: una cosa la ricevi, una comunione la vivi perché appartiene alla sfera dell’incontro, dell’evento, del gesto. E sappiamo come l’incontro, se appena ci apriamo, ci segna, ci illumina, ci trasfigura.
L’Eucaristia andrebbe vissuta, in umiltà e verità, come il verificarsi di un evento, l’essere toccati da un gesto che ci salva, il prendere e mangiare, il prendere e bere: è la Pasqua di Cristo, la vicenda di un Dio morto e risorto per noi, evento decisivo non solo per noi ma anche per l’umanità intera.
Per me, per te, per gli uomini e le donne del nostro tempo l’Eucaristia tiene viva la presenza del Signore che dona il suo corpo e il suo sangue, trattiene e tiene vivo il gesto dell’amore, il più forte e fedele dei gesti che abbiano illuminato la storia.
Passa nell’Eucaristia la Pasqua di Cristo e ricevendo il Corpo del Signore siamo raggiunti dalla Sua storia, una storia che, nonostante le nostre incertezze e smarrimenti, riempie la vita e le relazioni di luce e di speranza.
L’apostolo Paolo, raccontando l’istituzione dell’Eucaristia, riporta l’ordine di Gesù: “Fate questo in memoria di me”. E’ la condivisione del pane il gesto visibile da ripetere. Ed è questo il gesto che illumina i deserti della vita: la vita si illuminerà grazie al pane della solidarietà e della fraternità.
Non andremo a “sentire la Messa” del Corpus Domini: un gesto, una persona, una comunione, non sono cose da “sentire”, ma un mistero da celebrare e celebrare significa uscire dal ritmo della obbligatorietà e dell’abitudine ed entrare nella dimensione del desiderio e dell’amore. Celebrare è festa, è meraviglia, è canto ed è forza per attraversare difficoltà e superare paure.
Una poesia può esserci di aiuto per contemplare con stupore il mistero:
Lucida ebbrezza
Sospinge nelle mie vene,
fatte più pure stasera,
un fiotto come nuovo
di sangue – a bere
questo calice ov’è il Sangue tuo
ma anche il Tuo Spirito,
e muovermi senza posa
attorno al tuo altare
con canti di esultanza,
o Cristo, morto per amore,ma sempre vivo ! ( D. M. Montagna).