Un puzzle fatto di volti, voci, storie, entusiasmi. Si è tenuto il 16 e 17 maggio scorsi, presso la parrocchia Madonna delle Piane a Chieti Scalo, l’incontro regionale “Giochi d’incastri” del Settore giovani di Azione Cattolica delle diocesi dell’ Abruzzo-Molise. Una due giorni intensa, partecipata da una trentina di responsabili diocesani — tra vicepresidenti, consiglieri e membri d’equipe — che si sono ritrovati per condividere riflessioni, esperienze e sogni.
L’iniziativa, pensata a livello nazionale, è un’occasione per mettere insieme i tasselli che compongono il mosaico delle realtà locali, per cercare incastri nuovi, più solidi, tra le parrocchie e la vita associativa diocesana e regionale. Non un semplice incontro, ma un vero e proprio laboratorio di comunità.
A guidare questo percorso sono stati Francesco Sacco, vicepresidente diocesano del Settore giovani di Cosenza e membro dell’équipe nazionale del Settore, e Andrea Petraroia, incaricato regionale, che hanno accompagnato i partecipanti in due laboratori mirati a leggere e rileggere la realtà dei gruppi giovani e giovanissimi delle diocesi. Una lente di ingrandimento puntata anche sul modo in cui ci si prende cura delle relazioni associative: tra accompagnamento, prossimità e rilancio del servizio.
Francesco ha saputo scuotere le coscienze con provocazioni che hanno lasciato il segno: “Ci lamentiamo delle parrocchie che non partecipano, ma noi cosa facciamo per loro? Le abbiamo davvero ascoltate, sostenute, raggiunte fino in fondo?”. E ancora: “Non dobbiamo temere la fatica: il nostro è un servizio bello e faticoso. Se non lo sentiamo così, forse dobbiamo chiederci dove abbiamo smarrito il senso”.
I laboratori si sono rivelati strumenti preziosi per una verifica di metà triennio, per mettere a fuoco se la direzione è quella giusta o se c’è da ricalibrare il cammino. Un lavoro collettivo che ha avuto il sapore della corresponsabilità e della cura per il bene comune associativo.
Ma “Giochi d’incastri” non è stato solo laboratorio e riflessione. Ampio spazio hanno trovato anche la fraternità e lo svago: la cena condivisa del sabato sera ha fatto il giro delle tradizioni gastronomiche locali, in un clima di festa autentica. Da segnalare, tra i tanti sapori, una grande assenza che ha lasciato il segno (e qualche mormorio): gli arrosticini, ingiustificabilmente latitanti.
Tra un laboratorio e una risata, una provocazione e un dolce tipico, la due giorni ha lasciato in tutti il sapore buono dell’essere Chiesa insieme, con la gioia di riconoscersi in un cammino comune.
Perché alla fine, come nei migliori puzzle, non si tratta di trovare il pezzo giusto, ma di accorgersi che ogni pezzo ha il suo posto. Basta solo volerlo incastrare.






